Una storia, dalla memoria corta!
Eravamo ormai alla fine del primo decennio degli anni 2000 e io, mi stavo annoiando… Passavo l’intera giornata a tagliare capelli e fare barbe. Anzi, più che altro a tagliare capelli, la barba era un servizio ormai in via d’estinzione a causa dei sempre più diffusi negozi unisex. Ma in realtà anche nei saloni per uomini veniva proposto sempre meno perché i barbieri stessi si erano convinti che fosse una perdita di tempo. Insomma, non ci credevano più, non credevano più al servizio con più tradizione e storia di tutti: la rasatura tradizionale. Può sembrare un dettaglio, ma in realtà era come se – per trasposizione – avessero dimenticato il valore del mestiere stesso.
Insomma, come può avere valore il mestiere del barbiere se sono i barbieri stessi a non attribuire ad esso l’importanza che merita?
Ecco io ero lì. In quel limbo, completamente da solo, ma convinto che non poteva finire così.
Sapete, ho sempre avuto la consapevolezza (e ce l’ho tuttora) che se una cosa non mi diverte è inutile farla. Tuttavia, non ho mai accettato l’idea di dichiarare fallimento: avevo un sogno, anche se non avevo i mezzi, le competenze e le risorse per realizzarlo. Riuscivo perfettamente a visualizzare quello che desideravo, ma non avevo niente e nessuno con cui confrontarmi.
Per questa ragione, ho trascorso notti intere davanti al computer, cercando in giro per il mondo nella speranza di trovare altri barbieri, conoscere il loro stile e studiarne la filosofia.
Un giorno, uno spot televisivo m’illumino. Questo spot aveva un barbiere come protagonista. Mi sono subito chiesto se fosse un attore e il contesto una scenografia, o se fosse tutto reale.
Mi ci volle del tempo per trovare le informazioni che stavo cercando. Ero talmente fissato con il Nord America e la Gran Bretagna, che ci ho messo un bel po’ per trovare il barbiere di quello spot: Robert Lagerman di Rotterdam. Ma quando lo trovai e conobbi la sua barbieria, New York Barbershop, capii che ciò che sognavo di realizzare da qualche parte esisteva già, ed era proprio là, a Rotterdam.
Da lì mi si aprì un mondo. Ho conosciuto Robert e tanti altri professionisti internazionali da cui potevo finalmente prendere gli spunti che stavo cercando da portare in Italia per ridare lustro a un mestiere che avevo imparato ad amare profondamente. Un mestiere che già allora – ormai 10 anni fa – contava migliaia di professionisti che svolgevano il loro lavoro senza alcuna passione.
Da lì il mio obiettivo fu quello di coinvolgere quanti più barbieri possibili. Ho cercato in lungo e in largo in tutta Italia – grazie a internet e ai social network – colleghi che condividessero con me questa esigenza, che sentissero che fosse giunto il momento di ridare vita al nostro settore. È stata una ricerca che per fortuna ha portato ai suoi frutti: con alcuni di loro sono riuscito a mettere in piedi bellissimi progetti.
Chi mi conosce però lo sa, io vado a 1000Km/h, per cui questi progetti si sono un po’ persi per strada nel tempo. Non le persone però! Questi barbieri sono diventati amici, e lo sono rimasti fino ad oggi. Con molti di loro il confronto è costante: penso a Marco Baicin, amico storico e professionista di livello. Insomma si sa, quando semini bene, il tempo rimette tutto in ordine.
Ma torniamo a Rotterdam e a tutti i professionisti che sono riuscito a scovare nelle mie ricerche. Se ci penso oggi, mi sembra incredibile che questi “mostri sacri” siano diventati cari amici. Ma negli anni ho capito una cosa: la verità è che parliamo la stessa lingua, siamo barbieri! Trascorriamo le giornate allo stesso modo, abbiamo le stesse passioni e la stessa filosofia… se ci ripenso quindi, non è poi tanto incredibile!
Alla fine, non conta avere lo stesso stile, lo stesso abbigliamento o le stesse abitudini, è solamente questione di mentalità e rispetto reciproco. C’è chi fa il barbiere in gilet e papillon e chi lo fa in tuta della Jordan, la cosa importante è che la propria identità non influenzi la propria mentalità.
Quando siamo tra barbieri, siamo tutti barbieri, indipendentemente dall’abito che si indossa o dalla musica che si ascolta.
Ehm, dove ero rimasto? Ah si, al 2010.
Ricapitolando: ho conosciuto professionisti stranieri, ho iniziato ad intrecciare una rete con i miei colleghi italiani e – nel frattempo – ho frequentato corsi di formazione gestionale, di comunicazione e marketing.
In un attimo, ho capito quale sarebbe stata la mia missione: far innamorare di nuovo tutti i miei colleghi del proprio mestiere, lottare per diffondere i suoi valori e la sua tradizione e ridare alla figura del Barbiere il rispetto che merita.
Tanti barbieri oggi vi diranno che fanno questo mestiere da decenni, ma la realtà è che hanno avuto di nuovo coraggio di definirsi barberi nel 2015. E sapete perché? Bando alla modestia, perché mi ci sono voluti cinque anni, ma sono riuscito nella mia missione! Ho lottato e ho fatto davvero un gran casino (sono maestro in questo). Ma ci sono riuscito.
Oggi, nel 2021, possiamo tranquillamente affermare che il mestiere del barbiere è diffuso, riconosciuto e amato. E permettetemi di dire che anche il servizio barba è altrettanto amato e diffuso. E questo perché, grazie al casino che ho combinato, tantissimi professionisti hanno sposato la causa e sono tornati a credere e amare il loro mestiere.
Oggi sono felice di vedere tantissime nuove realtà seguire questa armata e darsi da fare per creare qualcosa di loro: questo ingranaggio che si è innescato deve continuamente essere alimentato da giovani coraggiosi che possano rafforzare quanto fatto fino a questo momento.
Ovviamente poi si sa, la saturazione del mercato rischia di generare confusione, facendo emergere sia talenti come lestofanti. Ma sono certo che il tempo sarà galantuomo e porterà a galla la verità.
Lo ammetto, non sono modesto e sono arrogante, ma sono anche onesto: e in piena onestà penso sia giusto Dare a Cesare ciò che è di Cesare. E quindi mi presento: sono Cesare.
So che alcuni smentiranno quanto vi ho raccontato e so anche che non posso piacere a tutti, ma la verità è che in pochi sono disposti a riconoscere i meriti altrui, soprattutto in un mestiere in cui si scalpita sempre di più per avere spazio e i riflettori puntati addosso ( o le ring light, ça va sans dire..!).
Tuttavia… UN GIORNO POTRAI PURE TOGLIERE LA BARBIERIA A HIRO, MA NON POTRAI MAI PIU TOGLIERE HIRO DALLA STORIA DELLA BARBIERIA.